Vittorio Valente

Asti 1954.
Vive a Genova e nel laboratorio dell’Istituto Giannina Gaslini incontra le più piccole forme di vita che popolano il corpo umano. Al microscopio la microbiologia è un mondo irreale nella visione, quanto mai concreto per la sua vitale funzione. Col microscopio si possono scardinare le barriere della conoscenza, ed è in questo contesto che Valente avverte il bisogno di rendere visibile l’invisibile, di rappresentare l’uomo attraverso le sue parti più piccole, mai messe in evidenza anche se sappiamo essere fondamentali per la vita.
Nel 1985 inizia un insolito e quanto mai innovativo rapporto col silicone. Un materiale morbido al tatto e al tempo stesso trasparente e resistente che l’artista usa per creare una pellicola sulle immagini, per dare forma a colorati virus, e alle sue "Architetture anatomiche", oppure per creare contaminanti “Contenitori di corpi” - umani ma anche di microorganismi -  le sedie, giocando con le parole e con gli oggetti in una surreale materializzazione ready made.
Definito da molti l’artista del non visibile ad occhio nudo, Valente gioca fra l’essere e l’apparire facendosi interprete di un messaggio neopositivista basato sulla necessità di andare oltre le apparenze. Coniugando arte e scienza, invita ad osservare la realtà cercando di approfondire ciò che solitamente è dato per scontato.  
Singolari sono i suoi strumenti di lavoro. Per le sculture, come per le opere su carta, tela o masonite usa un insolito scalpello/pennello, quello che conosce benissimo da sempre: la canonica siringa di plastica.

Via della Madonna 35/a  
56040  Montescudaio (Pisa)
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.